Il 4 e 5 febbraio 2023 si è svolta a Torino l’assemblea nazionale di Non una di meno
Come Corpi e Terra abbiamo partecipato ai lavori del tavolo di ecologia politica
Traccia del tavolo e report conclusivo presentato alla plenaria del 5 febbraio
Il tavolo di ecologia politica è diventato permanente e chi abbia voglia di seguirlo può contattarci a questo indirizzo retecorpieterranudm@gmail.com
Abbiamo preparato collettivamente due interventi che pubblichiamo qui di seguito:
PRIMO INTERVENTO:
Seguendo la traccia di questo tavolo e proprio per non disperdere le elaborazioni fatte fino ad oggi, vogliamo ricordare che a Napoli, nel 2019, come NUDM abbiamo scritto che “Assumiamo la lotta antispecista come questione politica di uscitadall’antropocentrismo e di lotta al capitale”. A Reggio Emilia, lo scorso anno, abbiamo detto che è necessario “adottare una visione sistemica e strutturale sulle forme di oppressione e di violenza sui corpi, umani e non, e sui territori”.
Se partiamo però da alcune affermazioni più recenti, si stabilisce oggi che, seppur il concetto di antispecismo non sia sgradito, negli ultimi anni sono emersi molti posizionamenti diversi sulla questione mentre c’è sempre stato accordo sulla critica all’antropocentrismo. Vorremmo quindi capire, a questo punto, insieme a voi innanzitutto, quali siano questi “molti posizionamenti diversi“, e quale sia la logica che sottende a queste posizioni, perchè, in tutta onestà, ci sfugge. E non lo diciamo in tono polemico, ci sfugge proprio. L’antispecismo entra ed esce dalle pratiche di lotta assunte dal nostro movimento secondo modalità e tempistiche che appaiono quantomeno oscure; mentre l’anti-antropocentrismo si ferma puntualmente, anche se a fasi alterne, esattamente dove incomincia la lotta per la liberazione animale.
Va dato atto che la nostra critica ecotransfemminista all’antropocentrismo, concetto che si presume sia patrimonio comune di NUDM, almeno dalla scrittura del piano in poi e che si inserisce a pieno titolo nell’era del capitalocene, si è concretizzata, negli anni, con la connessione alle lotte ecologiste, a quelle decoloniali, a quelle dei popoli originari, a quelle queer. La nostra posizione ha incomincato a mettere radici nella lotta alla deforestazione, all’estrattivismo, alla devastazione ambientale, alle grandi opere, al macismo guerrafondaio, ecc..
Questa imprescindibile e quanto mai necessaria critica all’antropocentrismo subisce però una sorta di arresto, come per un inceppamento concettuale, davanti al dominio antropocentrico esercitato sugli animali non umani. Eppure questo dominio è esercitato sempre dallo stesso: dall’Anthropos appunto, un Anthrophos molto situato, cioè l’Uomo occidentale e capitalista, autore delle deforestazioni, dell’estrattivismo, delle devastazioni ambientali.
Ci si blocca davanti alla lotta che decostruisce il dominio sugli animali non umani come se questo dominio non fosse sufficientemente antropocentrico o che la lotta per contrastarlo non fosse abbastanza femminista, ci si blocca davanti alla prassi transfemminista del partire da sé, ci si blocca, cioè, proprio davanti a quel partire da sé che riconoscere il proprio privilegio di specie.
Insomma, vorremmo semplicemente capire e discuterne insieme, perché approfondire l’antispecismo, come spesso auspicato, significa dar conto dei propri posizionamenti in merito, soprattutto di quelli contro, in maniera chiara e intellettualmente onesta, anche per non dover sempre ripartire dal punto zero. Vorremmo anche capire perché, ogni volta, si tende a invisibilizzare sia l’antispecismo che esce nelle tracce dei tavoli e nei report relativi, sia le persone che hanno cominciato a riconoscere e decostruire il privilegio di specie e a porlo come una delle tante gerarchie da combattere per essere davvero intersezionali.
Attraversando non una di meno, rispetto ai pasti delle assemblee, abbiamo notato un gran desiderio di rimarcare come il cibo sia solo una “questione di gusti” e di rimarcare questa scelta come un diritto inalienabile e tutto umano, restituendo gravi difficotà a riconoscerlo invece come una delle forme di dominio sui corpi altrui. Forse potremmo/dovremmo saperci posizionare meno terra terra.
Anche di questo dovremmo parlarne, per evitare che la preparazione dei pasti vegani si riduca ad essere, a conti fatti, solo una pratica di vegan washing e non, invece, come dovrebbe essere intesa, cioè una delle innumerevoli forme di diserzione dall’antropocentrismo, oltre che un percorso di fuoriuscita dalla violenza che esercitiamo. Inoltre, come denunciano alcune collettive brasiliane, la colonizzazione passa anche dal piatto. Eliminare gli animali dal piatto in occidente, oltre che significare una solidarietà politica con gli animali, è anche una pratica di solidarietà internazionale, visto che la produzione di mangimi e di prodotti animali sta devastando il sud del mondo che continua a morire di fame mentre nel nord del mondo si continua imperterritu ad abbuffarsi di carne e formaggi.
Rispetto a questi temi rileviamo un percorso interno a NUDM particolarmente difficile ma crediamo sia importante non scoraggiarsi e avere fiducia, tanta fiducia nelle magnifiche sorti e progressive del nostro movimento.

SECONDO INTERVENTO
Vogliamo cominciare questo nostro intervento da un’altra riflessione. Siamo cambiatə, non c’è dubbio, e lo abbiamo scritto come NUDM. Abbiamo salutato entusiasticamente l’arrivo di nuove forze ma, nello stesso tempo, abbiamo dovuto anche registrare con amarezza l’abbandono di tante persone. Crediamo sia importante riflettere seriamente su queste disaffezioni perchè potrebbero darci l’occasione di analizzare meglio il nostro cambiamento, il cosa siamo diventat e, soprattutto, il dove e il come vogliamo continuare il cammino.
Il 29 gennaio, come Corpi e terra, abbiamo indetto un’assemblea aperta e pubblica dal titolo Come e perchè portare l’intersezionalità antispecista nei movimenti. L’abbiamo indetta perché per noi è importante e auspicabile lavorare insieme con continuità, il portare avanti i discorsi che si fanno nei tavoli, nello specifico in questo di “ecologie politiche”. Siamo stat piacevolmente sorpresə dalla presenza di persone che attraversano collettive transfemministe, queer, antispeciste, oltre a XR, Animal Rebellion, FFF, Stati genderali,provenienti da tutta Italia, da Pantelleria a Pordenone, e anche di persone che attraversano tante assemblee di non una di meno, da Corpi e Terra ai nodi di Modena, Reggio Emilia, Monza, Firenze, Mugello, Prato, Venezia, Trento, Cuneo.
(io nell’articolo li lascerei i nomi delle città che erano pesi da leggere in un intervento ma in un articolo forse ci sta Ok, ho eliminato la barratura)
Abbiamo constatato come le differenti motivazioni che avevano portato le molte realtà, ma anche le singole individualità, a partecipare all’assemblea, fossero tenute insieme da un comune filo rosso e cioè dalla delusione, dall’amarezza e dalla marginalizzazione, oltre che dalla rabbia, di non veder mai o mai abbastanza riconosciuta la lotta antispecista nelle rispettive realtà di movimento.
Realtà che deludono le aspettative di tantu attivistu che vedono invece nella lotta antispecista, nell’analisi dei propri privilegi in un’ottica intersezionale, queer, antirazzista e decoloniale, la possiblità di riuscire a riconoscere le radici delle diverse linee di oppressione ma soprattutto quel sapersi situare più precisamente su queste linee quando, oltre che come corpi oppressi, ci siamo anche come oppressoru. Crediamo che di queste marginalizzazioni si debba tener conto anche all’interno di NUDM anche proprio per il grande interesse mostrato dalle persone di nodi di Non una di meno che hanno partecipato per portare questo sguardo nei loro territori.
Le collettive e le persone che hanno partecipato a quell’incontro hanno ribadito il desiderio di rilanciare azioni e pratiche che creino quel filo importante tra il 3 e l’8 marzo ma che sappiano andare ancora oltre. Con il contributo delle altre persone che sono presenti in questo tavolo, in questa nazionale e dentro le assemblee di NUDM individueremo sicuramente pratiche che mettano al centro quegli obiettivi di liberazione e autodeterminazione dei corpi che sono propri dello sciopero dei e dai generi, dei e dai consumi.
La definizione dei e dai generi sottolinea il volersi sganciare dalle norme imposte dai binarismi di genere, andando oltre i generi stessi. La definizione dei e dai consumi vuole invece sottolineare una relazione ormai imprescindibile nelle lotte tra chi lavora nella produzione di ciò che consumiamo, chi e cosa viene consumato e chi consuma, al fine di mettere in discussione il sistema produttivo, alimentare, economico ed energetico nel suo complesso.
Proponiamo quindi di organizzare un incontro nazionale on line entro la fine di febbraioa cui possano partecipare persone di tutte le assemblee e aperto ai movimenti ecologisti, per articolare e ragionare sulle pratiche possibili per il 3 e l’8 marzo.
INTERVENTO DA REMOTO:
Proposta di rilancio sull’importanza di un reale appoggio alla lotta del popolo palestinese con l’assunzione sia a livello nazionale che periferico delle campagne BDS, SPLAI e la firma dell’ICE per fermare i commerci con le terre illegalmente occupate da Israele