Il 25 marzo al CS Brancaleone a Roma nella cornice del festival del network radio Gemini le redazioni di TRANSfemmINonda e QUEERzionario di Radiosonar.net e di Radio Senza Muri hanno proposto e facilitato la laboratoria LE PAROLE PER DIRLO: il linguaggio radiofonico e non solo nel percorso di autonarrazione e liberazione. Hanno partecipato persone di radio Sonar, radio senza muri, Lautoradio di Perugia, Radio Onda Rosssa di Roma

Un momento dei lavori di gruppo della laboratoria
Abbiamo iniziato con alcuni giochi di presentazione e relazione che hanno messo in movimento i nostri corpi cercando di liberarci dallo stress della performatività e del controllo cerebrale.
Abbiamo poi fatto una breve condivisione di esperienze e pratiche degli spazi che le persone presenti attraversavano come radio:
- Radio senza muri: è una web-radio comunitaria di promozione della salute, nata nel 2012 da un progetto ideato dall’associazione Ya Basta! Marche e finanziato dal C.S.V. Marche. Nasce dall’esperienza della Radio La Colifata, che trasmette dall’ospedale psichiatrico Borda di Buenos Aires, ideata 30 anni fa dallo psicologo argentino Alfredo Olivera. Si tratta di un D.R.G.,dispositivo radiofonico gruppale che, a differenza della radio tradizionale, si svolge in modo assembleare con dei coordinatori che facilitano la comunicazione tra i partecipanti. Va in onda coinvolgendo anche chi è in ascolto, dall’uso del telefono al collegamento internet. La radio dall’inizio andava in onda con l’uso dello streaming un sabato al mese dalle 14,30 alle 19,00, nel periodo della pandemia non potendo essere in presenza, cominciamo ad utilizzare la piattaforma digitale, dando la possibilità di rimanere in comunicazione a chi si trovava in una situazione di isolamento. Radio senza Muri fa parte della rete delle radio della salute mentale LARGHE VEDUTE dove venivano trasmesse puntate di ogni radio nello spazio di Radio HOM di Chieri (Torino), che mandava in onda le puntate delle varie radio dal lunedì al sabato.
- Lautoradio da 9 anni cerca di dare voce dal basso alle lotte ed ai movimenti territoriali, nazionali e internazionali. Nel nostro palinsesto ci sono programmi dedicati alle storie di insistenze femministe (Gioco di Specchi) e alle storie di lotte e resistenze ambientali (La Nicchia Ecologica). Nel corso degli anni abbiamo seguito le piazze coloratissime ed energiche di Non una di Meno, ma quando l?assemblea di Perugia si è sciolta, abbiamo risentito a livello locale di una grossa mancanza. Quindi la lotta la senti sempre tua solo che la piazza la devi vivere altrove. E se la vivi in un’altra piazza, come puoi raccontarla al meglio, se non hai vissuto e partecipato a quel percorso di costruzione della giornata di mobilitazione? In riferimento al tema del linguaggio nella laboratoria, ho espresso proprio questa difficoltà: vuoi portare queste tematiche in radio, per diffondere al meglio le istanze portate nelle piazze, ma non sai se hai gli strumenti più giusti per raccontarle. Perché le persone che scelgono di parlare in radio di questi temi, come è emerso anche dal confronto nella laboratoria, devono essere consapevoli di avere una RESPONSABILITÀ nei confronti di chi ci ascolta.
- Normale follia di Radio Onda Rossa: ogni lunedì dalle 15 alle 16 trasmissione che dal lontano ’78 si occupa di psichiatria, di crescita fra desideri, diritti, bisogni delle nuove generazioni, delle difficoltà rispetto ai ruoli di genitori e di adulti e di tutte le violenze contro l’autodeterminazione e le libere scelte di vita. Lo scopo principale, anche con la lettura di alcuni libri, è quello di imparare insieme ad ascoltare e rispettare chi affronta la fatica della crescita sfidando il mondo adulto e il suo sempre più evidente disinteresse ed i suoi giudizi,discriminazioni, morale..Inoltre con i ragazzu della neuropsichiatria infantile di via dei sabelli si organizzano trasmissioni a volte legate a laboratori riabilitativi altre volte a giornate di festa (natale, befana, ecc.)durante le quali i microfoni sono gestiti da loro con interviste, lettura di poesie da loro scritte, brani musicali scelti, problemi e dubbi con i quali vogliono confrontarsi con noi adulti.
- Radio Sonar: ogni sabato dalle 10:00 alle 11:30
- TRANSfemmINonda (60 minuti) è uno spazio ecotransfemminista e antispecista molto legato ai contenuti e le elaborazioni che porta avanti l’assemblea transterritoriale di Corpi e Terra. Uno spazio che dà la libertà di incontrarci, parlarci e ascoltarci oltre le norme, le gabbie, i binarismi e le gerarchie imposte di genere, origine, classe, specie, abilità, …. È uno spazio libero, di TRANSito, che vuole esplorare la radicalità, essere aperto alla pluralità e alle diversità dove si può dialogare, confrontare pratiche, percorsi, esperienze e lotte che costruiscono dal basso a quel cambio di sistema non più rimandabile. Uno spazio in cui si favorisce la completa autogestione offrendo a collettive. Da qualche settimana stiamo lavorando sulla possibilità di autogestione dello spazio radio fornendo il supporto necessario per favorire autonomia e autogestione. Usiamo lo spazio anche come strumento di diffusione di saperi privilegiando le voci e i corpi marginalizzati da altri mezzi di informazione senza aver paura delle espressioni emotive di chi partecipa al programma radi, ricercare la “voce radiofonica” sostenendo le diversità nei toni, nelle espressioni, negli accenti e nelle lingue di provenienza. I volumi possono essere alzati, altre lingue tradotte ma potersi esprimere con la propria lingua e non ingabbiarla negli stereotipi è importante. Creare negli studio radio spazi accoglienti che decostruiscano il potere di chi sa e creino spazi orizzontali di reale partecipazione alla costruzione del programma si può: esperienza di TRANSfemminonda con il frente murguero, il seminario imparare a vedere i colori, e LEA Berta Caceres
- QUEERzonario (30 minuti) da LGT*BQIAP+ a CT*InbAQLGBP+ in un meraviglioso disordine alfazetico attraversiamo questo acronimo ma anche molto di più coinvolgendo a parlarne personə che in quelle lettere e in quelle parole si identificano perchè “Separatə o insieme stiamo pensando di affermare le nostre identità strategicamente“. Perché quello non si nomina non esiste chi non è previstə non ha diritti o viene nascostə , invisibilizzatə, medicalizzatə, psichiatrizzatə, patologizzatə. Ci proviamo anche se sappiamo che in termini di genere e orientamenti sessuali siamo in effetti i 27 miliardi che siamo tra animalə umanə e non umanə che al momento abitiamo il pianeta terra sempre che tuttə e 27 si riesca a sopravvivere alla distruzione che noi 7 miliardi di autodenominatici “homo sapiens” o meglio il sistema in cui viviamo sta imponendo a tuttə
Abbiamo poi letto insime gli stimoli proposti e diffusi per la presentazione della laboratoria
“Ma era una battuta! Che fai te la prendi? Vabbè ma stai a guardá tutto! Ma così non si può più parlare… mi togli la spontaneità” Sono le frasi che ci sentiamo rispondere molto, troppo spesso, quando segnaliamo frasi sessiste, abiliste, razziste, transfrociodianti, agiste, vegodianti, speciste, grasso-magrodianti…
Certo può essere vissuto come liberatorio lanciare un “porca troia” mentre ci schiacciamo il dito con il martello visto che non siamo né un maiale destinato al macello né unə lavoratorə del sesso che sta cominciando la sua giornata.
Fermarci a pensare a quanto siamo noi stessə parte del problema nel riproporre e riprodurre le violenze e le discriminazioni del sistema con il linguaggio che usiamo è stato l’obiettivo di questa laboratoria. È importante praticare uno spazio sicuro non solo per chi parla ma anche per chi ascolta perchè il linguaggio è parte della contronarrazione delle radio comunitarie. Per fare questo mettere in circolo saperi, riflessioni e collettivizzare le pratiche è fondante.
Ci siamo poi divis in gruppo e l’affinità è stata decisa da un gioco di attrazione attraverso oggetti per stimolare una percezione che prescindesse da quella visiva del corpo altro e si concentrasse su un contenuto proposto
In gruppo abbiamo ascoltato saltellando da una radio all’altra dentro e fuori il nostro network. Durante l’ascolto dovevamo cogliere individualmente il linguaggio, i generi usati, le battute utilizzate e i loro contenuti, quali i generi nominati e a cui ci si rivolge, i contenuti delle musiche scelte, i diversi registri, i toni, gli accenti, le assertività, l’abilismo di chi parla, …
Abbiamo poi condiviso un momento di restituzione da cui è emerso un linguaggio preponderante di genere maschile e un uso di toni alquanto referenziali.Gli argomenti trattati, dallo sport alla musica, zappando tra diverse radio, parlano solo delle professionalità maschili (es.ciclismo maschile, calcio maschile, …).
In un programma sportivo il conduttore, intervistando un personaggio della compravendita dei calciatori, soprattutto di origini non europee, si riferisce all’intervistato chiamandolo, continuamente, avvocato anche se non ha alcuna attineza con i contenuti dell’intervista. Non sappiamo chi fosse, viene solo sottolineata la professione… Si sente una voce che fa solo una esclamazione”che meraviglia..”nello stereotipo di un uso della presenza femminile esclusivamente come abbellimento sminuendo il ruolo e le capacità professionali di chi non rientra in un genere maschile.
Si usa quasi sempre il maschile plurale, raramente si usa il femminile e mai si esce dal binarismo. I toni delle interviste sono sempre strutturali e formali e chi conduce l’intervista ha poi anche un ruolo manipolatorio rispetto agli spazi di libertà di chi risponde alle domande visto che il ragionamento viene incanalato sui binari scelti da chi intervista. Anche nelle pubblicità radiofoniche i ruoli imposti dagli stereotipi di g3nere sono evidenti. C’è sempre un ego immanso da parte di chi conduce che spesso si riferisce alla sua esperienza personale più che occuparsi dei contenuti proposti. Non c’è attenzione neanche ai contenuti delle canzone che si propongono (su Radio Italia abbiamop ascoltato una canzone di cui una strofa era “Non esiste amore senza una donna che piange”).
Abbiamo notato la mancanza di partecipazione alla nostra laboratoria da parte di persone delle altre radio presenti al festival Gemini e questo ci ha fatto riflettere su quanto poco si cerchi di costruire insieme un linguaggio radiofonico non sessista, abilista e transqueerescludente, agista, specista, . Ipotizziamo una resistenza ad affrontare certe tematiche, resistenza che esiste anche in ambienti di militanza…. quando una partecipazione più allargata sarebbe stata importante per avere maggiori punti di vista e di confronto rispetto agli obiettivi della laboratoria stessa.
Sottolieamo l’importanza di ragionare su “cose”, situazioni, dinamiche che a volte si danno per scontate, generalizzandole senza un approfondimento.
Le radio comunitarie che hanno come obiettivo una contronarrazione rispetto al sitema egemonico e monopolizzante non possono non porsi questo obiettivo anche nell’uso del linguaggio.
ci è rimasto poco tempo per indagare pratiche possibili ma un gran desiderio di continuare questo percorso sul linguaggio radiofonico. Queste alcune delle idee emerse da approfondire:
- proporre biografie di categorie di persone abitualmente marginalizzate, nascoste e invisibilizzate
- Inserire brani musicali nei programmi che si riferiscono al contesto e che non contengano messaggi sessisti e contraddittori rispetto allo spirito delle radio
- evitare che possano trovare spazio battute speciste, sessiste, transqueerodianti per costruire uno spazio di ascolto sicuro e che si nominino tutti i generi con l’uso dell u della schwa o del troncamento
- organizzare altri momenti di riflessione comune tra le diverse radio del network