INTERVENTO di Corpi e Terra
Facciamo parte di un’assemblea transterritoriale di NUDM, un’assemblea ecotransfemminsta e antispecista che si chiama CORPI E TERRA e vogliamo portare oggi il nostro contributo partendo da uno degli slogan che NUDM lancia in occasione dello sciopero dell’8 marzo prossimo: “La guerra non scoppia, si prepara”. E non c’è nulla di più vero. La guerra è il più terribile tra gli strumenti di violenza esistenti e non scoppia per caso o per colpa di qualcun*, bensì per strategie precise e pianificate di tutti i potenti coinvolti.
Provoca sofferenza,ferite, morte e devastazione nelle popolazioni subalterne, nell’ambiente e su tutti gli esseri viventi. Fin dall’inzio di questa ultima guerra, e per tutte le guerre in corso, siamo stat* e stiamo dalla parte di chi diserta, di chi rifiuta queste logiche maciste e militariste, di chi fugge per non venirne intrappolat*, di chi viene obbligato ad andarci perchè ha un documento che non corrisponde al suo genere.
Riconosciamo il doppio fronte su cui si muovono le guerre dei potenti: il fronte interno, fatto di repressione, manganelli, videosorveglianza, controlli sui corpi, sgomberi di spazi occupati e autogestiti, daspo, denunce, carceri e pene di morte, e il fronte esterno, quello in cui gli stati sovrani tentano di ridefinire o conservare assi politici di dominio fatti di egemonia energetica, alimentare, tecnologica.
Le guerre rimettono tutt al loro posto secondo norme prestabilite e ben radicate: le donne a curare, a scappare, a occuparsi di…., gli uomini a rispondere a tutta la retorica della virilità e dell’eroe al fronte senza possibilità di dire di NO.
Stiamo dalla parte di chi insorge anche per sbaragliare le narrazioni tossiche e guerrafondaie, sempre così ben orchestrate dai governi di turno. Siamo contro stampa e mass media che manipolano l’informazione nascondendo il gioco sporco, quello di alimentare la guerra all’infinito.
Siamo contro la rincorsa al riarmo e al celodurismo. Il patriarcato si alimenta e si sostiene tramite i nazionalismi e i sovranismi, non aspetta altro che “giocare” alla guerra, anche tramite narrazioni invasive, tanto ipocrite quanto petulanti, per la difesa dei confini a scapito delle popolazioni coinvolte, della povera gente che, se non massacrata, resta senza più nulla.
Le frontiere vengono sempre più fortificate, difese e armate per limitare e annichilire quello che dovrebbe essere un diritto universale: la libertà di movimento per tutt.
Per il patriarcato capitalista e religioso serve sempre un aggressore su cui scaricare colpe e giustificare le modalità violente di difesa: ecco che allora si costruiscono muri e fili spinati per difendersi dall’invasione e dall’aggressione dello straniero, che sia esso palestinese, afgano, somalo o siriano.
Si inventano modelli di reclusione specifici in base a chi si intende sorvegliare e punire, dai CPR al carcere ostativo e al 41bis, dove infilarci il “clandestino” o l’anarchico di turno. Sempre in difesa dall’ordine patriarcale eterocicnormato si
stabiliscono anche pratiche accurate di discriminazione e disabilizzazione contro la diversità, dalle persone trans a quelle ritenute non abili, dalle persone anziane a quelle con disagio mentale.
In difesa del tanto celebrato eccezionalismo umano, soprattutto di quello bianco e occidentale, si ergono altrettante linee di confine nei confronti degli animali. Da troppo tempo è in corso nei loro confronti una vera e propria guerra: se non sono sterminati dalla caccia, vengono rinchiusi in prigioni altrettanto dure, li si incatena, li si ergastolizza fino alla pena di morte finale già pianificata e senza appello. Siamo anche contro questa guerra e vogliamo essere loro complici perchè, come ben sanno gli allevatori per quanto riguarda la zootecnia, negli zoo, negli acquari e nei laboratori, sono le incessanti azioni di ribellione dei prigionieri a stimolare i carcerieri a ideare strutture contenitive via via più efficienti, come si fa del resto in tutte le carceri del mondo. Vogliamo che finisca anche questa guerra , vogliamo lo smantellamento degli zoo, dei laboratori, degli allevamenti, luoghi di dominio, sopraffazione e abusi.
L’unica vera possibilità di pace è che la guerra, tutte le guerre diventino un tabù. Pretendiamo che non si inviino più armi fino a farle tacere definitivamente, che si smantellino gli arsenali nucleari e le economie di guerra, che non si insegni la guerra nelle scuole e non si porti la scuola nella guerra come si sta facendo a Sigonella con l’alternanza scuola-lavoro.
Stiamo dalla parte di chi si ribella, di chi diserta, di chi insorge, di chi scappa e scappa ancora. Stiamo con i lavortori portuali di Genova perchè non vogliamo abituarci ad una normalità fatta di armi, di proclami, di oppressione per chi dissente, di vittorie che vittorie non sono affatto perchè aprono solo a ulteriori conflitti.
Siamo felici di essere oggi qui a Genova e di partecipare con i nostri corpi a questa manifestazione. Ce ne sono state troppo poche in questo lungo anno di guerra che si muove ai margini dell’Occidente europeo ma non vogliamo dimenticare che in altri luoghi si continuano a vivere guerre infinite e dimenticate (161 in tutto il mondo) dove il gioco è lo stesso: assestare poteri, rafforzare economie predatorie, colonizzare popoli e territori, sfruttare i beni che dovrebbero essere comuni solamente per generare profitti.
Questa è una buona occasione per guardarci tuttu negli occhi, per riconoscerci come alleatu, per vederci compagnu di lotta: ognunu di noi porta qui le oppressioni che subisce sui propri corpi, ma vorremmo anche che ognunu di noi riconosca i privilegi che vive. La lotta non è solo una, come solo una non è l’oppressione che subiscono i corpi: la macchina del dominio si muove su mille piani, ognuno di questi è cardine fondamentale che la regge, cardine che non può e non deve essere sminuito, soprattutto da chi si considera compagnu.
Abbiamo bisogno di alleanze tra oppressu, abbiamo bisogno di aumentare le maglie della lotta per renderla più fitta e potente, abbiamo bisogno di tuttu noi.