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Assemblea Transterritoriale Transfemminista Antispecista

TransfemmINonda a Banda Mutanda

Dal 17 al 19 febbraio 2023 a Torino si è svolta una fantastica 3 giorni al CSOA Gabrio di Torino con laboratori, discussioni tematiche, performance, live e DJ set letture e proiezioni e soprattutto punti radio

Banda mutanda è uno spazio fisico/virtuale che incoraggia spazi per la trasmissione di saperi sul fare radio, podcast, mixing, djing, tecnica audio e altre cose che ci piacciano dando priorità a soggettività marginalizzate dall’eterocispatriarcato. Uno spazio accogliente dove ha funzionato tutto al meglio nell’ottica dell’autogestione condivisa con una buona dose di presabbene. Domenica mattina c’è stato un momento di plenaria sulla tre giorni e sulle conspirazioni future della Banda che ha affermato la volontà di proliferazione della banda mutanda in ogni dove. Il ricavato di pranzi e cene deliziosamente vegane, delle banchette e degli ingressi alle serate era finalizzato all’acquisto di un sound systemda autogestire tra le realtà transfemministe di Torino e mettere su una piattaforma dove tenere insieme i contenuti di diverse realtà sparse per l’Italia.

*CURIAMOCI FORTE* era interpretato nel segnalare atteggiamenti sessisti, omo-lesbo-bi-transodianti non consensuali o di mansplaining per poter reagire collettivamente. Invito anche alla cura dello spazio, delle persone e delle creature che lo attraversano. Insomma uno spazio di scambio orizzontale e collaborativo, una STANZA CHILL e uno STUDIO radio MOBILE.

Nella STANZA CHILL c’era spazio per fare chiacchiere ed accedere all’archivio online di testi (libri, articoli, fanzine)

Dalla stanza con lo STUDIO MOBILE di Radio Blackout si poteva trasmettere negli spazi vuoti del palinsesto come pure c’è stata una diretta dallo studio mobile di radio onda rossa.

Banchette di zine e autoproduzioni sempre a disposizione


In questa cornice come transfemminonda abbiamo facilitato una laboratoria dal titolo LA RADIO E’ MIA, DECIDO IO su pratiche di autogestione, autodeterminazione e autonarrazione nello spazio radio transfemminista.
La nostra laboratoria era misto lana cioè aperta a qualsiasi persona anche non frocia dentro e fuori i binari di genere (#moltopiùdiLGTnBQIPAK) mentre altre erano aperte solo a persone queer e froce.

Abbiamo cominciato con alcuni giochi di presentazione come quello in cerchio di associare il proprio nome e genere da utilizzare per pronomi e/o desinze ad un gesto/movimento e percorrere tutto il cerchio mentre le altre persone devono ripeterlo. Questo rende un po’ più possibile la memoria che la presentazione esclusivamente verbale e veloce di una persona dopo l’altra in un posizione seduta. Siamo poi passat a giochi di relazione energetica con inserimento di interventi che rompano la ripetitività e aiutino ad allontanarsi dal controllo cerebrale a cui siamo abituat.

Ci siamo poi divis in piccoli gruppi e per farlo abbiamo usato degli oggetti. Ad ogni persona veniva chiesto di prendere un oggetto senza motrarlo, di rientrare nel cerchio, mostrare contemporaneamente tutti gli oggetti e poi dopo averli guardati cominciare a seguire l’emotiva attrazione verso l’oggetto che risvegliava comunanze. Questo per favorire attrazioni cercando di non focalizzarsi sulla percezione visiva del corpo dell’altra persona ma sui contenuti che propone.

Il primo gioco si è focalizzato su narrazione e autonarrazione. Ci siamo divis in due gruppi. Ogni gruppo doveva rappresentare con una statua una situazione che si vuole raccontare e successivamente il prima e il dopo per poi trasformarlo in una breve storia senza parole. Ogni gruppo aveva una persona che faceva la radiocronaca di quello che succedeva ma le due persone dovevano raccontare la storia del gruppo a cui non avevano partecipato Questo ha ovviamente portato a interpretazioni divertenti, anche interessanti ma molto lontane dalle storie rappresentate a mostrare ancora una volta che partire dal vissuto, dal sé è fondante per poter parlare delle situazioni, per raccontare, per intervenire.

Ci siamo quindi divisə in piccoli gruppi domandandoci cosa cambia tra autonarrazione e narrazione, quali gli aspetti che  chi narrava non ha potuto cogliere, quali sono gli aspetti importanti dell’autonarrazione. Nella restituzione è emerso che l’autonarrazione è sicuramente soggettiva, parte dai vissuti e dal sentire, non è inquinata da pregiudizi e punti di vista se non i propri e rompe le distanze

La narrazione ha forse la possibilità di avere uno sguardo d’insieme ma proprio perchè “oggettiva” perde il coinvolgimento emotivo, la consapevolezza, i codici giusti rispetto ai fatti, l’emotività.

L’autonarrazione può risultare parziale e soggettiva e condizionata dallo stato emotivo ma l’alternativa è una separazione, una distanza tra soggetto e oggetto del racconto

Chi narra osservando dalla distanza può perdere il processo che ha portato al fatto, non capsce le intenzionalità di chi ha agito, non conosce i codici di relazione, non è all’interno di quell’esperienza e quindi non la riconosce.

Nella seconda parte della laboratoria ci siamo quindi focalizzatə sul come facilitare l’autonarrazione soprattutto quando questa è alternativa alle norme della cultura dominante.

Pratiche che possano facilitare autonarrazione, autogestione e autodeterminazione in un programma radio ma anche nelle relazioni:

  • lasciare libertà di narrare evitando domande e soprattutto quelle che manipolano il tipo di risposta o creano ansia intervenendo quando l’altra persona lascia lo spazio,
  • usare la radio come strumento di diffusione di saperi privilegiando le voci e i corpi marginalizzati da altri mezzi di informazione,
  • lasciare spazio all’autogestione dello spazio radio fornendo il supporto necessario per favorire autonomia e autogestione,
  • dare sostegno, accompagnare ma anche sottrarsi per non determinare dipendenze soprattutto rispetto alle tecniche che impediscono lo sviluppo dell’autonomia,
  • formazioni tecniche che consentano l’autogestione e l’apprendere le tecniche di risoluzione dei problemi
  • esprimere feedback ma mai giudicare e/o stigmatizzare
  • favorire la rotazione dei ruoli (intervento tecnico e conduzione del programma)
  • riempire con spazi musicali gli eventuali momenti di panico o insicurezza più che riprendere la conduzione del programma
  • non aver paura delle espressioni emotive di chi partecipa al programma radio
  • non ricercare la “voce radiofonica” ma sostenere le diversità nei toni, nelle espressioni, negli accenti e nelle lingue di provenienza. I volumi possono essere alzati, altre lingue tradotte ma potersi esprimere con la propria lingua e non ingabbiarla negli stereotipi è importante
  • dotarsi di postazioni di radio guerrilla che consentano l’autonomia di spostarsi dallo studio radio e intervenire direttamente nel palinsesto
  • autoformazioni transfemministe e intersezionali rispetto al linguaggio
  • creare negli studio spazi accoglienti che decostruiscano il potere di chi sa ma creino spazi orizzontali di reale partecipazione alla costruzione della radio
  • offrire spazi autogestiti all’interno degli spazi radio previsti dal palinsesto (esperienza di TRANSfemminonda con il frente murguero, il seminario imparare a vedere i colori, e LEA Berta Caceres)
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